Tiranti Attivi
Tiranti Attivi
Oggi i tiranti attivi stanno acquistando sempre maggiore spazio nel campo dei consolidamenti e del completamento delle opere di sostegno.
Il tirante, quando è in opera si compone di:
– bulbo di ancoraggio
– parte libera dove l’armatura può scorrere liberamente senza trasmettere tensione tangenziale apprezzabile al terreno circostante in cui è sigillata
– testata di ancoraggio
Dal punto di vista dell’impiego si possono distinguere in:
– provvisori, quando il servizio è previsto per un periodo variabile da alcuni mesi a qualche anno (es. sostegno di paratie per eseguire interrati);
– definitivi (es. per consolidamenti di frane o muri di sostegno).
Queste due caratteristiche sono determinate dal modo con cui sono eseguiti e cioè dalla esistenza o meno di protezioni alla corrosione.
L’armatura che costituisce l’ancoraggio in generale è costituita da trefoli o barre.
I trefoli sono costituiti da acciaio armonico avente sollecitazione caratteristica all’1% di allungamento fpt (l)k pari a 1670 N/mmq (fpt 1870). Le barre utilizzate, lisce o ad aderenza migliorata, hanno in genere valori di sollecitazione a snervamento e rottura pari a 850/ll00 o ll00/1250N/mm².
Sono correntemente utilizzati trefoli da 0.6 confezionati con 7 fili da 5 mm aventi portate utili in esercizio di 150 kN/trefolo e barre tipo Dywidag o Macalloy. Relativamente a questi ultimi i diametri generalmente impiegati sono compresi tra 26 e 36 mm. Le barre vengono maggiormente impiegate nella stabilizzazione di ammassi rocciosi ma sono anche consigliabili quando si debba limitare al massimo le deformazioni con sollecitazioni variabili.
La testata del tirante, costituita da piastra, boccole e cunei di bloccaggio, deve fare riscontro sull’elemento da ancorare. Pertanto la testata può fare riscontro su:
– travi di calcestruzzo o diaframmi
– travi in acciaio
Indicativamente per tiranti di media portata (450-750 kN) la nicchia di ancoraggio deve avere uno spazio di impronta pari a circa 40 x 40 cm.